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5 MLN €

Settore Merceologico

Commercio e Produzione vino

IL53

Addetti: 11

Fatturato: 5 MLN €

Settore Merceologico: Commercio e Produzione vino

“Il racconto appassionato di quello che facciamo, l’aver fatto vivere l’emozione di un vino e di un territorio, di un percorso fatto di oltre venticinque anni di storia, che ha contribuito attivamente a far rinascere un territorio e mantenere viva una varietà irripetibile. Poi la fortuna ci ha aiutato perché tutto questo potesse giungere agli ascoltatori opportuni nei momenti opportuni.”

Ecco a voi cinque domande a Filippo CarlettiDirettore Generale Arnaldo Caprai: la sua storia racconta l’evoluzione del settore vitivinicolo. Buona lettura!

Buongiorno Dott. Carletti, data la sua esperienza di Direttore Generale, ci racconta com’è cambiata la gestione di una cantina rispetto a 10 anni fa o in generale rispetto all’era pre-informatica? Ci racconta qualche aneddoto a proposito?
Dieci anni fa iniziavo a collaborare attivamente con l’azienda. Da allora, di strada ne è stata fatta certamente molta. La qualità delle uve e dei vini era la prerogativa principale, si coltivavano e gestivano i vigneti in modo quasi maniacale, ricercando il continuo miglioramento qualitativo delle uve e sperimentando le più moderne ed innovative tecniche di produzione, viticole ma anche enologiche. Pensate che mediamente il lavoro in vigna era di circa 600 ore per ettaro. In alcuni casi, per ottenere grandi uve destinate a vini di qualità elevata, si arrivava anche ad 800 ore in vigneti sperimentali. Ovviamente questa gestione negli anni ha dovuto essere necessariamente ottimizzata, con l’obiettivo però di mantenere i medesimi standard qualitativi. Questo passaggio, che ancora oggi stiamo vivendo, è stato possibile lavorando molto con le persone, dai potatori ai cantinieri, dai trattoristi agli addetti all’imbottigliamento, dai semplici vendemmiatori ai ragazzi neo-laureati. Centinaia di giornate di formazione, migliaia di ore di tirocinio realizzate in collaborazione con l’università di Agraria di Milano, alimentando costantemente la ricerca e la sperimentazione. Oggi, con 300 ore di lavoro per ettaro di media, produciamo e manteniamo in sperimentazione oltre 25 ettari di vigneto all’anno. Per il solo comparto produttivo abbiamo un agronomo che gestisce i vigneti, una enologa in cantina, un agronomo che segue la ricerca e sviluppo, una tecnologa alimentare che segue le certificazioni e la qualità.

Informatica e persone: l’azienda Caprai cura molto le relazioni e valorizza le risorse umane. Sfatiamo il mito che l’informatizzazione dei sistemi di gestione penalizza le persone?
Io credo molto nell’informatizzazione, per questo da qualche anno abbiamo abbandonato il nostro iter collaudato e abbiamo deciso di personalizzare il sistema di gestione. Ho sempre pensato che tante statistiche che mi creavo autonomamente dovessero necessariamente essere state create e sviluppate da chi ha maggiori competenze nel settore informatico. Ho anche sempre creduto che la condivisione delle informazioni comporta un miglioramento e una riduzione del margine di errore, che tutti involontariamente facciamo. Lo stesso vale per la carta: continuare a produrre tonnellate di carta l’ho sempre ritenuta una gestione errata. Dovevano necessariamente esserci alternative migliori. Non ultime le persone: se a tutti viene data la possibilità e la giusta formazione, chiunque può apportare benefici e miglioramento non solo alla gestione d’impresa, ma anche agli stessi software, potendo dare consigli e spunti di miglioramento, al fine di ottimizzare i sistemi IT. Abbiamo quindi deciso di intraprendere un nuovo percorso volto al miglioramento delle conoscenze informatiche, che consente oggi di avere differenti moduli operativi nei diversi reparti, ma che garantiscono comunque una continua condivisione e gestione delle informazioni. Ovviamente tutto ciò non è mai facile e banale da attuare, ma spesso poche persone riescono a coinvolgere anche quelle più tradizionaliste, soprattutto quando l’obiettivo finale è migliorare la qualità anche del loro lavoro. E’ chiaro che per me il lavoro è appena iniziato!

Per un’azienda come la vostra che fa dell’esportazione un valore aggiunto quali sono stati i vantaggi di sistemi come i-wine? E poi, ci faccia una confessione, se dovesse consigliarci un vino internazionale, quale ci consiglierebbe?
La nostra è una realtà molto complessa, benché piccola. Esportiamo in oltre sessanta Paesi e in Italia gestiamo sia i canali della grande distribuzione (GDO) che l’HORECA. Questo comporta inevitabilmente una frammentazione dei lavori e delle competenze, che devono quotidianamente far fronte a necessità distinte e complesse. Senza entrare nel merito dei moduli, posso dire che il sistema che oggi è attivo per circa i due terzi delle sue potenzialità, permette di avere dati aggiornati in tempo reale per tutti i reparti (commerciale, acquisti, amministrazione e produzione), cosa certamente non semplice e non di poco conto. Ovviamente tutta la parte produttiva, amministrativa e contabile gira sul modulo i-wine e i commerciali riescono a gestire e controllare le vendite in tempi stretti su Oracle Interactive Reporting. Su questo modulo, come dicevo prima, mi giungono numerose richieste di personalizzazione da parte di alcuni utenti per monitorare velocemente alcuni dati del loro lavoro. Il modulo i-wine b2b, ad oggi, è ancora in fase di start up. Se dovessi consigliare un vino internazionale andrei su un taglio bordolese, tipo merlot e cabernet, unica possibilità di confronto con una nostra linea con le medesime varietà: una piccola produzione, in un territorio poco orientato all’internazionalizzazione, ma straordinariamente vocato alla viticoltura da secoli, che vuole raccontare e confrontarsi con varietà mondiali. Da qui il suo nome è Rosso Outsider.

 

Impresa, saperi e territorio: da dove nasce questo progetto? Ci racconta come possono coesistere tecnologia, informatizzazione e valorizzazione del territorio? Globalizzazione e forte identità locale?
Non è certo semplice rispondere in poche righe. Il progetto ha visto nel 2007 la pubblicazione del libro “Impresa, Saperi, Territorio – 18 anni di ricerca e innovazione nella Arnaldo Caprai”. Dalla selezione clonale alle tecniche di più moderne di gestione agronomica, oltre alle attività di promozione e diffusione della cultura del vino nel territorio, nella regione e nel mondo. Poi tecnologia, informatizzazione e valorizzazione del territorio possono coesistere se realmente si crede in un percorso e se in questo si vogliono ricercare e valorizzare i contenuti. Tutti i nostri lavori sono stati supportati da pubblicazioni scientifiche, che riportavano i lavori di studio e approfondimento delle diverse tematiche. Basti pensare al lavoro di zonazione polifenolica del Sagrantino, durato più di dieci anni ed oggi ancora in essere, che ha permesso di definire e misurare il vero patrimonio polifenolico di questa varietà. Oggi sappiamo che al mondo non esistono uguali come caratteristiche e potenzialità, e lo dicono rinomati centri di ricerca come la fondazione E. Munch di San Michele all’Adige, con cui collaboriamo da più di 15 anni. La vera sfida resta poi quella di portare tutto questo nel mondo creando valore. Il territorio di Montefalco in questo è un caso emblematico di come il valore locale possa diventare universale, con i giusti sforzi e la corretta comunicazione, non sempre facile e scontata. Se troviamo qualche appassionato importatore anche in Vietnam o in Estremo Oriente, vorrà dire che questa storia ha forse qualcosa da raccontare e un valore in più. Poi è evidente che sono i grandi Paesi a ripagare i nostri molteplici sforzi, come l’America e la Germania. Che però dovranno sempre esseri pregni di contenuti, altrimenti tutto prima o poi svanisce, come spesso si vede accadere ultimamente. Arnaldo Caprai cantina europea dell’anno.

Come si raggiunge un obiettivo così importante? E quali sono i prossimi?
Il racconto appassionato di quello che facciamo, l’aver fatto vivere l’emozione di un vino e di un territorio, di un percorso fatto di oltre venticinque anni di storia, che ha contribuito attivamente a far rinascere un territorio e mantenere viva una varietà irripetibile. Poi la fortuna ci ha aiutato perché tutto questo potesse giungere agli ascoltatori opportuni nei momenti opportuni. E’ certamente un onore aver vinto questo premio con il nostro Sagrantino di Montefalco, davanti a colossi mondiali come Veuve-Clicquot, o insieme a personaggi come Miguel Angel Torres, presidente del gruppo Torres, o Joseph Edward Gallo, amministratore di E. & J. Gallo. Per il futuro ci stiamo preparando ad Expo 2015 da circa tre anni, credo che anche in quell’occasione avremo qualcosa da raccontare. Grazie mille per la disponibilità.

Apriamo una bottiglia di vino Caprai. Quale ci consiglia?
Sagrantino 25 anni ovviamente.